Le tecnologie moderne, in costante avanzamento e sperimentazione, permettono alle aziende di usufruire di servizi e infrastrutture in grado di facilitare i flussi di lavoro. Una delle pratiche adottate dalla maggior parte delle aziende del mondo è lei: la cloud migration.

La migrazione al cloud, infatti, permette di aumentare la competitività dell’impresa in termini di digital transformation, e non solo: cloud migration è, anche, sinonimo di vantaggi dal punto di vista economico. 

Uno studio effettuato da Gartner certifica che più del 70% delle imprese internazionali ha già eseguito la migrazione al cloud pubblico. Circa il 78% delle imprese ha potuto usufruire di numerosi vantaggi economici solo nell’anno successivo alla cloud migration.

Ma cos’è esattamente la cloud migration? Quali sono i suoi benefici, le tipologie e le fasi della migrazione al cloud? Scopriamo tutto quel che occorre sapere in questo articolo di approfondimento. 

Cos’è la cloud migration? Una definizione

Il processo di spostamento di applicazioni, dati e altre informazioni da un qualsiasi ambiente a un ambiente cloud viene definito cloud migration. La migrazione al cloud permette di spostare e modernizzare le applicazioni, integrandole e modellandole al meglio secondo le esigenze del business, rendendole più flessibili e performanti. 

La cloud migration rappresenta una tematica in trend tra i CIO di tutto il mondo. Il percorso di sviluppo e crescita del business, infatti, non può prescindere da una buona digital transformation stategy. Essa, però, non può prevedere un adattamento statico all’utilizzo di tecnologie moderne quali AI (intelligenza artificiale), big data e IoT (Internet of Things). 

L’obiettivo deve essere, sempre, quello di ricercare e trovare strumenti che permettano di rendere il business più flessibile, riducendo i costi, migliorando l’efficienza operativa, rendendo più agile l’azienda, che deve essere pronta alle continue variazioni in atto. 

All’interno di questa dinamica, accelerata dalla pandemia e al tempo stesso rallentata da fattori socioeconomici, geopolitici e dalla crisi energetica, rientra la tematica della cloud migration. La migrazione al cloud rappresenta un processo imprescindibile per qualsiasi azienda che desidera rendere più agile, scalabile, flessibile e versatile il proprio pacchetto di dati e applicazioni. 

La cloud migration può essere classificata in diverse tipologie:

  • dal data center on premise al cloud pubblico;
  • dalla piattaforma o provider cloud a un’altra piattaforma o provider (C2C, cloud to cloud);
  • dal cloud al data center locale (uncloud, declouding o reverse cloud). 

I vantaggi legati al cloud

Per poter sfruttare in modo concreto una transizione IT come la cloud migration (e tutti i servizi a essa associati), le aziende devono innanzitutto aver chiari i vantaggi offerti dalla migrazione al cloud. Molti dipartimenti IT, infatti, temono il processo di cloud migration, in quanto preoccupati di dover rielaborare infrastrutture già pronte, consolidate e valide. 

Nonostante nei primi anni la migrazione al cloud potesse nascondere diverse insidie, oggi il processo di cloud migration risulta assolutamente sicuro e vantaggioso. Anzi, cloud migration è, al giorno d’oggi, sinonimo di innovazione e di business continuity. È importante scegliere un percorso e una strategia valida, strumenti di ultima generazione, seguendo procedure e best practice in grado di semplificare il processo di cloud migration. 

Le aziende, al termine della migrazione al cloud, potranno usufruire dei seguenti vantaggi: 

  • provisioning più rapido. Le risorse utili in fase di definizione e di avvio di un nuovo progetto saranno sempre disponibili, nel giro di poche ore e non nell’arco di giorni o settimane (scenario che si attua in caso si disponga di un data center on premise);
  • dinamicità per l’intero dipartimento IT. Il cloud, infatti, è progettato per rispondere alle esigenze del singolo utente riducendo al massimo le ridondanze. L’utente può configurare e utilizzare le applicazioni, le piattaforme e le infrastrutture in base alle proprie necessità, in quanto esse vengono progettate su misura per l’attività e per la business unit;
  • ottimizzazione dei margini e dei costi. La cloud migration permette di avere sempre la certezza del costo dell’infrastruttura. Inoltre, si otterrà un abbattimento delle spese. Ciò consentirà all’azienda di sfruttare il budget in altri ambiti e progetti (più funzionali al business o alla sua crescita);
  • decision marketing semplificato. Grazie al cloud, si potranno ridurre i costi di adozione o risoluzione delle infrastrutture. Le tempistiche di decision marketing vengono ridotte e le idee, proposte o progetti, si trasformeranno prima in nuovi prodotti/servizi;
  • conformità alla normativa. Grazie al cloud, l’azienda potrà risultare conforme alle normative in materia di protezione dei dati (GDPR), Green IT e continuità operativa;
  • semplificazione dello sviluppo di nuovi business/aree geografiche. L’azienda che utilizza il cloud avrà accesso a risorse e infrastrutture flessibili, prive di rischi, che semplificheranno il processo di sviluppo di nuovi business e l’espansione del business in nuovi mercati o aree geografiche;
  • innovazione in ambito IT. L’azienda avrà accesso a soluzioni innovative in ambito IT, potendo usufruire di competenze specifiche grazie alla collaborazione con i provider di servizi cloud. I provider mirano a offrire un servizio in continua evoluzione, così da soddisfare le esigenze dell’azienda che potrà interloquire, sempre, con un partner altamente competente. 

Le tipologie di migrazione

Realizzare la cloud migration, come detto, potrebbe risultare preoccupante per un’azienda. Anche per questo e per poter svolgere tale processo in modo efficace e veloce, occorre conoscere le alternative. Diversi gli approcci per la cloud migration: rehost, rearchitect, refactor, rebuild, replace, repurchase. Scopriamoli nel dettaglio. 

Rehost

Conosciuto anche come lift and shift, questo approccio alla cloud migration prevede lo spostamento su ambiente cloud di qualsiasi dato o applicazione eseguito su sistema operativo. Il rehost viene effettuato quando si vuole spostare una copia di applicazioni o dati che non necessitano della fase di riprogettazione. In genere, i dati non subiscono modifiche (al massimo, si eseguono modifiche minime) prima dello spostamento sul sistema cloud. 

Molto spesso, l’approccio rehost viene scelto in caso di cloud migration verso cloud pubblico. Questo approccio garantisce massima velocità di esecuzione.

Rearchitect

La cloud migration in rearchitect prevede l’aggiornamento della versione attuale dell’applicazione, con lo scopo di migliorarne il funzionamento. Il processo di reachitect risulta, però, più costoso e impattante rispetto alle altre strategie di cloud migration. Tale metodo viene scelto solitamente quando si ha un’evidente esigenza organizzativa di migliorare la scalabilità e l’agilità del dipartimento IT.

Refactor

L’approccio refactor consiste nel modificare le applicazioni affinché possano funzionare al meglio nel cloud. Questo approccio, opposto rispetto al rehost, viene scelto in caso dati e applicazioni debbano essere modificati in modo sostanziale. 

Il refactoring risulta, però, una procedura molto più complessa, in quanto necessita di modifiche al codice delle applicazioni e di una fase di test successiva, finalizzata a ridurre il rischio di eventuali regressioni nella funzionalità. Nonostante questo approccio risulti più costoso e faticoso in termini di risorse, esso è la migliore alternativa per poter strutturare una piattaforma cloud efficiente, massimizzando il ritorno sull’investimento

Rebuild

Il rebuilt presuppone la riscrittura, da zero, dell’applicazione. Questo metodo necessita di una particolare predisposizione alla gestione delle applicazioni. La ricostruzione viene sviluppata su Paas (Platform as a Service).

Replace

Il metodo del replace consiste nel ritiro dell’applicazione e nella sua sostituzione con una nuova applicazione cloud-native. Se l’applicazione non può essere modernizzata sfruttando gli altri metodi di cloud migration, essa può essere sostituita da un’altra applicazione oppure trasformata a una SaaS (Software as a Service). Questa strada alternativa viene seguita in caso l’azienda voglia attuare una particolare strategia di acquisto, stabilita prima della costruzione.

Repurchase

Il repurchase, ovvero il riacquisto, viene chiamato anche “sostituzione”. Questa strategia prevede la sostituzione completa di un’applicazione legacy con una soluzione SaaS. In questo caso, la soluzione SaaS fornirà le medesime funzionalità (o molto similari) dell’applicazione originaria. 

La difficoltà di questo processo dipende dalle opzioni e dai requisiti di migrazione dei dati live. In alcuni casi, i prodotti SaaS che andranno a sostituire le applicazioni on premise risultano semplici da spostare, richiedendo un minimo sforzo o addirittura eseguendo lo spostamento in modo automatico.

Alcuni provider mettono, a disposizione dell’utente, accurati strumenti di analisi finalizzati alla valutazione della difficoltà del processo di migrazione. 

Il repurchase non risulta essere conveniente qualora si voglia passare a un prodotto offerto da un fornitore differente rispetto a quello scelto per l’applicazione originale. La migrazione, inoltre, risulterà più complicata in caso sia stato interrotto un precedente percorso migratorio a causa di una scarsa manutenzione dell’applicazione on premise

L’importanza di una cloud migration strategy

La cloud migration strategy prevede la strutturazione di un piano specifico grazie al quale un’organizzazione sposta, all’interno di un ambiente cloud, i carichi di lavoro delle applicazioni in possesso. I carichi di lavoro possono essere trasferiti da strutture on premise o co-locate presso un cloud privato, pubblico o ibrido

Una valida cloud migration strategy è fondamentale per garantire benefici a tutta l’infrastruttura IT aziendale. Il percorso di migrazione al cloud, infatti, permette di ospitare dati e applicazioni all’interno di un ambiente più flessibile, versatile, sicuro e dalle migliori performance. 

La cloud migration strategy ha come obiettivo ultimo quello di valorizzare le applicazioni, ottimizzandone il funzionamento e l’efficacia, ottenendo al tempo stesso una riduzione in termini di costi e risorse. 

Il cloud computing è, al giorno d’oggi, uno degli elementi essenziali della digital transformation aziendale. Una componente dal valore immenso, grazie alla quale dar vita a un’organizzazione più agile ed evoluta. 

La cloud migration strategy è fondamentale e complessa al tempo stesso, in quando le sfide offerte dalla cloud migration sono innumerevoli. Le aziende, infatti, devono rimanere al passo con i cambiamenti fluidi e continui del mercato, intuendo quale sistema (ibrido, distribuito, complesso) prediligere per garantire sostenibilità economica, cambiamento/miglioramento ed efficienza alla struttura IT. 

Perché è bene definire la cloud migration strategy il prima possibile? Predisponendo una strategia di alto livello, si potrà assicurare alla propria organizzazione:

  • maggiore sicurezza. I cloud sono ambienti molto sicuri, protetti mediante sofisticati strumenti di sicurezza. I provider di cloud aggiornano periodicamente tali strumenti affinché possano sempre garantire la massima sicurezza a dati e applicazioni, scegliendo policy solide e rispettose degli standard e delle normative governative; 
  • scalabilità. Il cloud computing, rimuovendo i vincoli fisici, permette all’infrastruttura di essere più scalabile. Ciò si traduce in una riduzione delle limitazioni dal punto di vista economico. Non occorrerà investire in server aggiuntivi o in infrastrutture di supporto utili per potenziare le performance e la capacità del data center;
  • ottimizzazione dei costi. La cloud migration strategy consente alle aziende di utilizzare uno spazio cloud personalizzabile anche nel costo. L’impresa pagherà, infatti, una quota pari alla capacità utilizzata. Non dovrà aggiungere infrastrutture fisiche o altri sistemi per aumentare la capacità del proprio data center on premise, ma scalare on demand su cloud solo quando vi è la necessità, pagando per lo spazio realmente utilizzato;
  • accelerazione delle adozioni. Una buona cloud migration strategy permette all’impresa di accelerare il processo di adozione di nuove tecnologie, anche in casi limite e just-in-time a seconda delle opportunità che si presentano mano a mano. 

La finalità della cloud migration strategy è, quindi, quella di incrementare l’agilità, le prestazioni operative, la sicurezza e la scalabilità del carico di lavoro. 

Le fasi della migrazione

Per garantire i benefici fin qui descritti, è bene definire in modo accurato la cloud migration strategy. Questa strategia può avere successo solo se viene gestita con attenzione, sulla base di un processo standard suddiviso in varie fasi. La creazione di nuove configurazioni cloud nell’ambito della migrazione al cloud è legata a specifiche procedure tecniche, che possono variare in base al business, alle applicazioni da migrare e a diversi altri fattori. 

Generalmente, una cloud migration strategy deve essere strutturata seguendo i seguenti passaggi di base

  • definizione delle priorità e della strategia. È bene definire la giustificazione aziendale per il processo di cloud migration. In questa fase vengono analizzate le priorità dei carichi di lavoro da migrare. Allo stesso tempo, è importante valutare quali possano essere i risultati auspicati e gli obiettivi del percorso;
  • pianificazione. Occorre allineare il piano di cloud migration ai risultati ottenuti sino a quel momento dall’azienda. Ogni carico di lavoro dovrà seguire uno specifico piano di migrazione, in modo che tutta la strategia possa essere in linea con gli obiettivi e le risorse dell’azienda;
  • preparazione. In questa fase vengono preparati gli ambienti prima delle operazioni. Da un lato, l’ambiente locale e dall’altro il nuovo ambiente cloud; 
  • sviluppo di un progetto pilota. Questa fase è importante, nonostante non tutte le aziende possano gestire anche questo step del processo. In questo caso viene sviluppato un progetto pilota utile alla sperimentazione della strategia. Sulla base dei risultati ottenuti e a seguito della valutazione dell’andamento del progetto pilota, si perfezionerà la strategia;
  • creazione delle guidelines. Per poter guidare il team che si occuperà della cloud migration, è importante realizzare un documento strategico che contenga tutte le guidelines utili. Questo documento sarà una risorsa indispensabile anche in caso si renda necessario il roll-back;
  • esecuzione. Trattasi di uno dei passaggi più impegnativi e importanti. In questa fase, avviene lo spostamento dei carichi di lavoro presso l’ambiente cloud; 
  • governance. Durante questa fase vengono configurati i benchmark e implementate le procedure utili al mantenimento della governance aziendale per la sicurezza. È bene gestire, inoltre, il piano relativo ai costi dell’ambiente cloud e dei relativi carichi di lavoro;
  • gestione. In questa ultima fase l’azienda utilizzerà una metodologia specifica per la gestione continua dell’infrastruttura cloud.

Il processo di cloud migration risulta vincente quando la transizione viene svolta senza soluzione di continuità, evitando ogni genere di impatto sul funzionamento o sulla disponibilità delle applicazioni, riducendo al minimo la possibilità di incidenti o rallentamenti nello svolgimento delle operazioni aziendali. 

Le diverse tipologie di cloud

Il cloud è ormai ovunque. Questo ambiente viene utilizzato da utenti privati, professionisti e imprese di qualsiasi tipologia, dimensione e provenienza. Come detto, i servizi cloud, utilizzati da milioni di utenti nel mondo, permettono alle aziende di ottenere un accesso flessibile ai carichi di lavoro, garantendo sicurezza ai dati. Ma, visto l’aumento esponenziale della domanda, allo stesso modo anche l’offerta di servizi cloud ha subito una vertiginosa espansione. 

Anche per questo, al giorno d’oggi le aziende possono scegliere tra quattro diverse tipologie di cloud:

  • cloud pubblico. Le risorse virtuali e i servizi IT vengono offerti da provider tramite l’utilizzo di Internet. Questi ambienti vengono condivisi tra più clienti in contemporanea;
  • cloud privato. Gli ambienti IT e i servizi di cloud computing non vengono condivisi tra più utenti, ma ospitati all’interno dell’azienda stessa mediante un data center o Intranet. In questo caso, l’ambiente cloud risulta del tutto privatizzato e appartenente solo all’organizzazione che lo acquista;
  • cloud ibrido. Trattasi di una combinazione tra cloud pubblico e privato. Nella maggior parte dei casi, l’azienda può usufruire sia di un data center locale che di un servizio cloud pubblico esterno;
  • multicloud. Il modello multicloud permette di utilizzare, contemporaneamente, diversi ambienti cloud offerti da provider differenti. L’importante è che si tratti dello stesso modello di ambiente cloud. L’azienda, quindi, potrà utilizzare più di un ambiente cloud pubblico o più di un ambiente cloud privato, rivolgendosi a provider differenti in contemporanea. 

Differenze tra Saas, PaaS, Iaas e FaaS

Oltre alle differenze tra i quattro modelli di ambiente cloud, per poter eseguire una cloud migration consapevole ed efficiente è importante conoscere quali siano le tipologie di servizi fondati sul cloud computing

La caratteristica comune a tutti i servizi di cloud computing è la modalità di fruizione: il servizio viene eseguito direttamente in cloud e non ci sarà l’esigenza di scaricare applicazioni, software o altre strutture sul proprio pc. Vediamo quali sono le tipologie di servizi attualmente offerti dai maggiori provider del mondo:

  • SaaS (Software as a Service). Trattasi di programmi installati su server remoti, ai quali è possibile accedere attraverso un semplice server web;
  • PaaS (Product as a Service). In questo caso, vengono messe a disposizione del cliente specifiche piattaforme per lo sviluppo di applicazioni in cloud; 
  • IaaS (Infrastructure as a Service). I servizi in cloud offrono infrastrutture in cloud mediante le quali è possibile archiviare o elaborare i dati;
  • FaaS (Function as a Service). Questa modalità di implementazione serverless permette allo sviluppatore di eseguire, creare e gestire pacchetti di applicazioni in qualità di funzioni. In questo caso, lo sviluppatore non dovrà mantenere un’infrastruttura di proprietà e potrà utilizzare container stateless. 
Simona
Federica è un'esperta di sicurezza informatica specializzata in cybersecurity, infrastrutture IT e cloud computing. Con una vasta esperienza nel settore, si impegna a proteggere le organizzazioni dagli attacchi informatici e a garantire la sicurezza dei dati sensibili. Oltre alla sua carriera nella sicurezza informatica, Federica dedica il suo tempo libero allo sport, alimentando la sua energia e determinazione.